Fin da bambino sono stato affascinato da questa manifestazione, molto antica, ma poco fotografata rispetto alle altre tradizionali processioni o eventi della settimana santa della cittadina ligure.
L'anno scorso mi sono prefissato come obiettivo di approfondire questa evento, ma l'ho mancata per una manciata di ore. Mi sono allora mosso per organizzarmi per quest'anno, andando a parlare con la segreteria della confraternita di San Pietro, storica confraternita del portorino che ogni anno partecipa a quest'evento. Durante questo arco temporale ho studiato i canti, l'itinerario, le tradizioni e la storia di questo gruppo di cantori, non bisogna mai arrivare impreparato a un lavoro di questo genere!
La mia idea è stata quella di documentare una sola confraternita che partecipa alla manifestazione e non tutte le altre. Il lavoro parte dal rito del lavaggio dei piedi eseguito nel loro oratorio, passando dai loro canti nella tradizionale formazione ovale, fino al pellegrinaggio notturno nelle chiese ed oratori di Porto Maurizio.
Le difficoltà tecniche maggiori sono state soprattutto dovute alla scarsità di luce nei passaggi in esterna. E' un pellegrinaggio notturno lungo gli stretti carruggi liguri, quindi con scarsità di illuminazione.
Il pellegrinaggio notturno alle chiese ed oratori di Porto Maurizio, nella tarda serata del Giovedì Santo, era rigidamente fissato dagli statuti del 1603.
Si doveva percorrere un itinerario ormai consolidato nei secoli: dal culmine del colle Maurino andare verso levante a visitare gli oratori della marina. Questo per ricordare il passaggio, da ovest ad est, che i penitenti bianchi provenienti da Marsiglia e diretti a Genova compirono nell'autunno del 1399.
Durante la sosta nelle chiese, venivano e vengono tuttora eseguiti i tradizionali canti della passione in latino, su melodie risalenti alla fine del 1400, e parzialmente rielaborate nella seconda metà del Settecento.
Ma l'inizio e l’usanza di tale processione si perde negli anni bui del medioevo.
A partire dai primi anni del Cinquecento, i confratelli delle tre compagnie portorine dell'Annunziata, San Giobatta, e Santa Caterina, durante i riti della Settimana Santa, esponevano in processione i cosiddetti "misteri", tavole dipinte rappresentanti scene della passione di Cristo, esempio lampante di quella cosiddetta "bibbia dei poveri" di cui abbiamo testimonianza oggi soprattutto al Santuario di Montegrazie.
Tale patrimonio si è trasferito nell'attuale Confraternita di san Pietro, ma si è deteriorato nel corso dei secoli.
L'unico esempio oggi ancora in nostro possesso è rappresentato dalla già citata “Croce dei Misteri”, i cui canti, oggi dotati di specchi, erano dipinti appunto con scene della Passione.
Da queste semplici tavole si passò, a partire dalla seconda metà del Seicento, alla tradizione dei "Cartelami", ovvero le "Macchinerie sceniche barocche tridimensionali" rappresentanti anch’essi episodi della Passione che venivano esposte, curando in particolare le fonti di illuminazione, in tutte le Chiese ed Oratori cittadini il giorno del Giovedì Santo.
In origine tali scenografie venivano dipinte ad olio su tela; quindi si trattava di un lavoro lungo e costoso.
Nel 1687 Paolo Giuseppe Ferrari elaborò una nuova tecnica, tempera su cartone pressato. Il costo dell'opera scese a cifre irrisorie, e da allora le botteghe portorine dei pittori sfornarono decine e decine di "cartelami", fino agli inizi dell'ottocento.
L’Oratorio conserva l'unico ancora esistente in città, commissionato nel 1780 dal priore Giuseppe Teodoro Ramoino, alla bottega dei Carrega, e recentemente restaurato, raffigurante una “Deposizione”
L'idea è senza dubbio di Maurizio, che la rielaborò successivamente, come abbiamo visto, per il suo quadro della “Deposizione”, ma fu realizzato dal fratello Tommaso.
Tra l’altro, osservando il Cartelame ove è oggi posizionato, si può visivamente cogliere l’analogia tra la struttura della Croce e quella relativa all’altra Croce, inerente l’affresco del martirio di san Pietro, dipinta, seppure capovolta sulla parete subito dietro il Cartelame stesso. Una prova ulteriore che la “mano pittorica” è la stessa.
In origine l'insieme era composto dalla scena centrale e da sei figure che venivano poste in diverse zone dell'altare.
Tommaso ottenne l'iscrizione gratuita in perpetuo al nostro sodalizio, come riportato nei libri dei conti a partire dal 1791, quale riconoscimento per aver dipinto l'Oratorio.
Morì a Porto l'8 ottobre 1821.