In questo ultimo periodo sto realizzando tre diversi reportage in contemporanea, incentrati su differenti tematiche, ma comunque legati sempre da un minimo comun denominatore. Proprio in questo giorni di editing e di confronto con i miei storici editori, con alcuni miei amici giornalisti e con gli stessi soggetti, mi è stato fatto notare che più passa il tempo più la mia fotografia è finalizzata alla "memoria". Per me non è che il più bel complimento che possa ricevere. Infatti il mio obiettivo è molto ambizioso: lasciare alle prossime generazioni delle immagini con un qualcosa che con il tempo irreparabilmente si perderà. Questa affermazione può risultare presuntuosa, ma spero con tutto il mio cuore che i miei lavori possano servire come documentazione storica per i giovani di domani. Credo che il fine ultimo di tutti i miei lavori sia proprio questo.
Io non scatto per fare delle foto tecnicamente o artisticamente perfette, ma lo faccio solo per raccontare quelle storie che credo debbano essere tramandate, che vorrei che diventassero memoria. La tecnica per me è sempre in secondo piano rispetto all'aspetto comunicativo, questa caratteristica è presente in tutte le mie fotografie, in tutti i miei reportage.
Come narratore non vado alla ricerca della storia "sensazionalistica", tutt'altro, ricerco storie quotidiane, comuni, ma, purtroppo, poco raccontate.
Forse se sapessi scrivere in modo elegante, adeguato a quello che voglio e che sento di raccontare non fotograferei. Purtroppo non possiedo il dono della scrittura, mi accontento di provare a narrare attraverso la mia macchina fotografica, attraverso le mie immagini. Racconto solo quelle storie che mi hanno veramente colpito, che sento mie, che mi affascinano.