mercoledì 30 ottobre 2013

Fotografia professionale e social network



I canali dei social network possono essere utili al fotografo oppure sono un'arma a doppio taglio? Come possiamo "sfruttarli" al meglio?
Iniziamo a dire che i social servono per creare relazioni fra persone, ma possiamo anche utilizzarli per trovare idee, spunti, consigli professionali e, se possibile, nuovi clienti.
Sicuramente non devono essere utilizzati per vendersi direttamente. in maniera troppo spudorata, ma devono essere usati per farsi conoscere come professionista, per far vedere una bella carrellata di nostri lavori o per mostrare i nostri punti di vista. Pubblichiamo idee, spunti di riflessione, mostre da non perdere, consigli utili, evitando di proporre un freddo elenco di servizi e prezzi. Nessuno seguirebbe un profilo che posta quotidianamente le fredde descrizioni di servizi! Molti invece seguirebbero una pagina che posta periodicamente dei bei tutorial o qualche bello spunto di riflessione. Fate un giro nei blog e nei profili social che maggiormente seguite e guardate cosa propongono, che genere di post vengono inseriti. Chi decide di seguirci deve essere stimolato da noi, non riempito di inutile pubblicità. Se usiamo in modo creativo e innovativo il canali social, compiamo un investimento temporale non indifferente, ma avremo un bel ritorno in immagine. Infatti avremo la possibilità non solo di farci conoscere, ma anche di venire in contatto con altre persone, con altri appassionati, con altri professionisti con cui iniziare una collaborazione umana e professionale. Attraverso il mio blog ho incontrato moltissimi personaggi che mi hanno aiutato a crescere, a maturare, ho avuto molti punti di vista differenti, mi hanno incoraggiato a continuare in una direzione piuttosto che in un'altra, ma mi hanno anche cazziato per qualche lavoro poco convincente. Come vedete non è una comunicazione unidirezionale, ma bidirezionale, più date alla rete, più riceverete. Non pensiate quindi che chi si sbatte tutti i giorni nel scrivere post o pubblicare qualcosa lo faccia con uno spirito puramente altuistico, spesso è il contrario... ;)

Un grazie a Martino per il prezioso lavoro di revisione e controllo del post, lui è un grande conoscitore dei social... 

giovedì 24 ottobre 2013

Consigli per le letture: Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie



"Le storie dietro le fotografie" di Steve McCurry è un libro che non dovrebbe assolutamente mancare nella vostra biblioteca fotografica. 
Appena ho letto il post di Smargiassi su Fotocrazia ho pensato: "Devo averlo!" Due giorni dopo è arrivato in studio! 
Un  inedito “dietro le quinte” del lavoro del celebre fotoreporter americano Steve McCurry. Il libro esplora il modo in cui uno dei grandi maestri della fotografia del nostro secolo trova, scatta e seleziona le sue intense e narranti immagini.14 fotoreportage, realizzati in tutto il mondo nel corso della sua lunga carriera, scandiscono il ritmo di questo volume che presenta le storie di cui McCurry è stato testimone, altre che è andato faticosamente a cercare, altre ancora apparse davanti ai suoi occhi quasi inaspettatamente. Dal Pakistan alla Cina, dall’India all’Afghanistan, attraverso l’area montuosa dell’Himalaya, dal Nepal all’Australia, dall’Indonesia al Bangladesh, fino allo Yemen o in Kuwait, il centro di ogni scatto è l’uomo radicato nel proprio contesto d’origine, la sua vita sociale, le sue abitudini, i drammi, i sogni e tanta imponente natura. Ogni storia è illustrata con appunti, immagini, ricordi – messi insieme da McCurry durante i suoi lunghi viaggi – e circa 120 tavole fotografiche con i suoi lavori più significativi. Accanto alle foto per ogni reportage il libro presenta un vasto archivio formato da materiali non fotografici, molti dei quali inediti: oggetti, diari, documenti, come articoli di giornale, mappe, i lasciapassare iracheni per la stampa, ecc. Un libro fotografico, ma anche storico, che spiega i contesti sociali e storico-politici in cui il reportage è stato effettuato.
Le vicende raccontate abbracciano una vasta gamma di temi e soggetti, tra cui le ferrovie indiane (1983), gli effetti del monsone (1984) e gli eventi legati all’11 Settembre (2001). Il volume presenta anche lavori meno noti, come quello sulle conseguenze ambientali della prima guerra del Golfo (1991) e sulla tribù hazara in Afghanistan (2007). Ad esempio sono descritti la ricerca e il ritrovamento nel 2002 da parte di McCurry e di un team del National Geographic della famosa Ragazza afghana (che era stata sulla copertina della rivista nel 1985), Sharbat Gula, la cui identità era stata sconosciuta per 17 anni.
Attraverso la narrazione critica, basata sugli appunti che il fotoreporter ha raccolto sul campo in situazioni talvolta entusiasmanti, talvolta estreme o pericolose, il lettore può cogliere gli spunti, le idee sulla ricerca, l’esperienza e gli eventi che si nascondono dietro ogni scatto, svelando una nuova e affascinante visione del lavoro del fotografo.
Fonte: electa

martedì 22 ottobre 2013

Behind the photo #9 - Gustavo Zagrebelsky -


Ho avuto diverse occasioni di fotografare Gustavo Zagrebelsky, soprattutto in occasione della Biennale Democrazia di Torino, di cui è presidente. Ma ho scelto di mostrarvi un'altra fotografia, ripresa in un contesto completamente diverso, una presentazione di un libro, dove, in un momento di pausa, appare riflessivo e meditativo.
Gustavo Zagrebelsky è stato giudice della Corte costituzionale dal 1995 al 2004, attualmente docente di Diritto costituzionale e Teoria generale del diritto pubblico presso la Dipartimento di Giurisprudenza di Torino e docente a contratto presso l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Inoltre collabora come giornalista e opinionista per alcuni fra i più importanti quotidiani italiani. 

mercoledì 16 ottobre 2013

Il reportage, questo sconosciuto...


Parlare di reportage è sempre difficile. Come dare una definizione precisa. Iniziamo a dire che il reportage non è un'accozzaglia di fotografie di bambini di colore con gli occhioni grandi e la mosca sul viso. Se pensate a questo allora avete sbagliato di grosso. Datevi alla raccolta di funghi, alle collezioni di francobolli, avrete maggiori soddisfazioni...
Sono solito, a livello puramente accademico, suddividere in tre parti principali la realizzazione di un reportage:


  1. preparazione
  2. shooting 
  3. editing




Partiamo per gradi, iniziamo a dire che la parola chiave è "progettualità". Lo scatto è una delle ultime preoccupazioni in reportage, prima c'è un sacco di roba da fare: studiare la tematica, cercare i soggetti, guardare i lavori già presenti, contattare le persone, organizzare l'attrezzatura e le giornate di scatto.
E' secondo me la fase più importante, permette di approfondire ciò che andiamo a fotografare, permette di conoscere meglio i nostri soggetti, per entrare in sintonia con loro, per riuscire a rendersi "invisibili" quando poi andremo a riprenderli. E' una parte spesso trascurata da chi si affaccia per la prima volta al reportage, ma che personalmente la considero la base di tutto il lavoro.




Contrariamente a quanto si possa pensare, per me questa è la fase che a livello temporale è la meno impegnativa delle tre. Investo molto più tempo nella prima e nell'ultima fase, perché voglio arrivare ben preparato il giorno che prendo la fotocamera in mano.



La fase dell'editing può essere molto lunga, perché secondo me non esiste un editing definitivo, ma diversi editing per diverse occasioni. Per una mostra collettiva le operazioni di selezione e di elaborazione saranno sicuramente differenti rispetto ad una personale o per una pubblicazione.
L'editing di un lavoro muta anche con il tempo, si evolve con l'evolversi della nostra cultura (generale, non solo fotografica), ma anche con l'evolversi della nostra età, del nostro modo di approcciarci alla vita, della nostra visone della fotografia. Proprio in questi giorni sto rieditando vecchi lavori con un punto di vista completamente diverso rispetto al passato. E' il bello del reportage, della fotografia. I nostri lavori crescono, maturano insieme a noi. Non sono statici, ma si evolvono.


venerdì 11 ottobre 2013

Imparare a fotografare - Richard Avedon -

Vuoi imparare a fotografare? Si? Ok, ogni venerdì mattina posterò un documentario sui pilastri della fotografia mondiale per iniziare a conoscere le basi...
Non sai chi è Richard Avedon? Guarda qui:


mercoledì 9 ottobre 2013

Behind the photo #8 - Mogol -


Le canzoni di Mogol-Battisti sono state la colonna sonora delle gite in montagna della mia infanzia. Nella station wagon dei miei genitori c'era solo quella cassetta. E tutti i week end per un paio d'ore all'andata e altrettante al ritorno i suoi capolavori ci allietavano il susseguirsi di tornanti e curve.
Per me è stato quindi un onore poterlo ritrarre e appena c'è stata l'occasione non me la sono fatta scappare. E' stata una sessione bellissima e molto emozionante, una di quelle che non dimenticherò molto facilmente. Di tutte le fotografie realizzate questa è quella che maggiormente mi soddisfa, perché in quello sguardo c'è tutta la sua poesia.