lunedì 23 settembre 2013

Fotografia - reportage - storie: la mia personale visione del mondo della fotografia



Qualche giorno fa mi è arrivata una mail in cui mi si chiedeva i contatti dei soggetti di un mio reportage per fotografarli per partecipare ad un concorso.
Questa mail mi ha fatto molto riflettere sul mio modo di vedere il reportage e la fotografia in generale. Per me scattare significa raccontare una storia, sviscerare un argomento, approfondire una tematica. Nella mia carriera non ho mai partecipato ad un concorso perché non credo che possa arricchirmi in qualche modo, infatti narrare una storia mi permette di conoscere quello che vado a fotografare, che è il mio fine ultimo. Questo non significa che mi tengo i miei lavori per me, ma cerco sempre il confronto con altri colleghi e appassionati, tutti i miei lavori vengono "messi alla prova" nel circolo fotografico di cui faccio parte, vengono visti privatamente da altri reporter, proprio per capire se il messaggio che voglio comunicare arriva forte e chiaro.
Guardando i vari lavori che mi vengono sottoposti noto che la tendenza di questi ultimi anni è proprio quella di scattare per impressionare l'osservatore. Molta meno attenzione viene riversata all'articolazione della storia, a come viene raccontata. Sembra che manchi la base del reportage: la conoscenza del soggetto e della sua storia. Sono le fondamenta di un buon lavoro fotografico e non devono mai mancare. Secondo me anche il tempo speso per cercare contatti, guardare altri lavori sullo stesso argomento, fare telefonate e parlare con i soggetti sono ore ben spese, rappresentano un importante investimento per la buona riuscita del reportage.

PS: alla fine non ho dato i contatti, non per cattiveria, ma per una questione di pricacy. I miei lavori sono sempre un po' delicati, trattano tematiche borderline e ritengo che una delle condizioni imprescindibili del mio lavoro sia proprio proteggere il mio soggetto; proteggere la loro privacy è alla fine uno dei pilastri che fonda il mio rapporto con le persone ritratte.


venerdì 13 settembre 2013

Un decalogo per mantenere i nostri clienti


Qualche tempo fa abbiamo parlato di alcuni "consigli di marketing per fotografi". Mi avete chiesto di approfondire l'argomento, spiegando come mantenere i clienti acquisiti. E' un periodo di crisi, quindi mantenere i propri clienti è importantissimo.
Sono tutte tecniche di marketing che utilizzo normalmente e che considero vincenti. Come vedrete sono tutte tecniche attive, e non passive.

  1. Innanzitutto precisione: preventivi precisi, ben formulati e soprattutto chiari, con tutte le voci, cercando di anticipare le esigenze del cliente
  2. Puntualità: consegnare i lavori nei tempi stabiliti con il cliente è il nostro migliore biglietto da visita
  3. Rispettare i preventivi che avete fatto al vostro cliente
  4. Consegnare un lavoro che supera le aspettative del cliente
  5. Proviamo a proporre direttamente noi servizi e lavori, andando a studiare la comunicazione visiva del cliente e sottolineando eventuali carenze e punti deboli, proponendo valide soluzioni
  6. Periodicamente contattarli per chiedere anche solo come stanno, cercare di avere un rapporto il più possibile amichevole, umano
  7. Essere il più possibile reperibili, rispondere celermente alle e-mail
  8. Comunicazione chiusura per pausa estiva, natale, pasqua e periodi di ferie
  9. Comunicare ogni cambiamento (sede, numero telefono, nuovi membri dello staff, )
  10. Andiamo a incontrare i clienti, nei loro uffici, o meglio ancora organizzando un piccolo evento, una mostra, in modo da avere anche dei contatti reali e non solo virtuali
Ma il consiglio più importante è questo: bisogna sapersi inventare nuovi servizi, nuove soluzioni in continuazione. Il lavoro del fotografo è cambiato nel tempo, dobbiamo essere pronti a cambiare anche noi in modo repentino, cercando anche di anticipare i cambiamenti.

venerdì 6 settembre 2013

Behind the photo #7 - Paolo Villaggio -


Qualche anno fa ho avuto l'occasione di riprendere il grandissimo Paolo Villaggio, storico personaggio dello spettacolo italiano.
Interprete televisivo e cinematografico di personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia, è noto soprattutto per la creazione letteraria e la seguente interpretazione cinematografica (in dieci pellicole) del ragionier Ugo Fantozzi. All'attività comica fa eco quella di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri libri di carattere satirico. Ma memorabili sono state le sue parti più drammatiche, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Luigi Comencini, Lina Wertmuller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli, che forse non tutti conoscono.
Durante l'incontro raccontava che all'estero è conosciuto principalmente come scrittore e come attore drammatico, carriera che in Italia non è mai del tutto decollata a causa del grande successo del personaggio Fantozzi. 

Mi sono trovato di fronte ad un personaggio ecclettico, con una cultura immensa, molto ironico e autoironico, pieno di vitalità e veramente sarcastico.