lunedì 23 febbraio 2015

Intervista per una tesi di laurea

Ho risposto a molte domande e a tante interviste. Lo faccio sempre volentieri, soprattutto se a pormi le domande sono allievi che vedo crescere giorno dopo giorno, o meglio, fotografia dopo fotografia. Oggi è la volta di Sofia. Sofia è una ragazza che ha frequentato alcuni miei corsi e ora sta preparando la tesi inerente il reportage e mi ha chiesto di rispondere ad alcune sue domande. Lo faccio molto volentieri, sperando di esserle utile per la sua futura carriera di fotografa.

Ciao Marco, grazie per dedicarmi il tuo tempo. Sarei felice che rispondessi a qualche mia domanda per conoscerti meglio e per capire che fotografo sei.
Ciao Sofia, grazie a te! Sono contento di non essere dimenticato dai miei vecchi allievi e sono molto onorato di essere intervistato da te, spero di esserti utile per la tua tesi.

Conosco molto bene il tuo lavoro e penso di non sbagliarmi ad inserirti nella categoria dei "fotografi di reportage", anche se tu non ami molto questa categorizzazione. Come vorresti essere definito?
Come hai giustamente detto tu, non amo molto le categorizzazioni, in quanto vanno ad inaridire il concetto stesso del fotografare. Preferisco definirmi "narratore di storie" o semplicemente fotografo, o meglio, una persona che racconta una storia attraverso delle fotografie. 

Attualmente a cosa stai lavorando? Hai dei progetti in corso?
In queste ultime settimane sto ultimando lo scattato per il mio nuovo lavoro e contemporaneamente ne sto curando l'editing. Lavorando su progetti temporali molto lunghi, preferisco editarli ogni 6/8 mesi in modo da capire in che direzione sto andando e se sto scattando come mi ero prefissato. E' un progetto che ho iniziato a fine 2013 e ora credo di averlo sgrossato. Vorrei presentarlo prima dell'estate con una mostra. Vedremo! 

Di che si tratta? Mi anticipi qualcosa?
No, sai che sono molto scaramantico... Fra qualche settimana avrai la tua risposta! 

Parliamo sempre dei tuoi lavori. Mi racconti come nascono?
Tutti i miei lavori nascono dalla curiosità. Considero la fotografia un mezzo di conoscenza. Mi permette di approfondire tematiche e situazioni che normalmente non riuscirei nemmeno ad avvicinarmi. 

Come affronti i tuoi lavori?
Paradossalmente considero la parte di scatto la meno importante! Credo che la fase preparatoria sia quella fondamentale, perché mi permette di pianificare in modo analitico tutto il lavoro, senza dover improvvisare troppo. E' importante prendere i giusti contatti, soprattutto quando si vanno ad esplorare dei "sotto-mondi" particolari e fidarsi della propria guida. Altro aspetto per me di fondamentale importanza è l'editing finale. Deve essere perfetto, nulla deve essere lasciato al caso. Mi capita di ri-editare vecchi lavori e mi meraviglio sempre di quanto sia importante questa fase per trasmettere il messaggio. E' la fase per me più lunga, ci metto diversi mesi a completarla, o meglio, a porre una fine temporanea, perché un lavoro fotografico deve sempre evolversi, seguendo la nostra crescita fotografica, intellettuale e culturale. Se un editing rimane uguale allora abbiamo sbagliato qualcosa! Mi è capitato qualche mese fa di ri-editare uno dei miei primi grossi lavori, quello sui rom, e ho visto che la nuova versione era profondamente diversa da quella iniziale. Il bello della fotografia è anche questo!

Il tuo filone di ricerca?
Non ho un solo filone, ma due: il borderline  e l'antimafia. Il primo inizia qualche anno fa con il lavoro sulle Drag Queen, e cerco di narrare la vita di tutte quelle persone che hanno scelto di vivere in modo diverso da quello imposto dalla società, mentre il secondo ha radici più antiche, una decina di anni, e racconto la vita dei ragazzi di Libera, associazione di cui faccio anche parte, quindi è una narrazione dall'interno. Questo secondo lavoro è in continuo evoluzione e spero di poterlo continuare per altri decenni!

Uno strumento che non manca mai nella tua borsa fotografica?
Te ne dico due: block notes e penna! Serve per appuntarsi non solo i nomi delle persone che incontro, ma anche per scrivere idee, concetti da sviluppare in futuro.

Perché fotografi?
Per tanti motivi. Perché permette di esprimere la mia vena artistica, anche se non mi reputo un artista, perché mi da la possibilità di conoscere nuove realtà, nuovi mondi e personaggi che mai avrei immaginato di incontrare, perché mi pregala emozioni uniche quando penso ai nuovi lavori che ho in testa o quando preparo l'editing per una mostra. 

Quando una fotografia è bella?
Non esistono fotografie belle o brutte, ma solo fotografie che comunica e altre che non raggiungono questo intento. La fotografia è comunicazione, deve necessariamente trasmettere qualcosa. Se non ci riesce allora la fotografia non funzione, anche se tecnicamente è perfetta.

Rimaniamo in tema di tecnica. Nei tuoi corsi hai spiegato che la tecnica si impara in due ore, grazie all'immediatezza del digitale e perché bisogna abbinare semplici regole. Cosa distingue allora il successo di alcuni lavori?
Riprendo il concetto della risposta precedente. La comunicazione. mi spiego meglio. Una fotografia perfetta tecnicamente, con tempi, diaframma, pdc assolutamente corretti, ma magari non esprime nessuna emozione, non trasmette nessun messaggio. Magari un'altra fotografia, sfuocata o mossa, è tecnicamente errata, ma magari è pregna di significato. Io preferisco la seconda. Quello che cambia è il progetto dietro la fotografia. Se ben ti ricordi al corso, ho battuto molto sul discorso di pensare sempre prima di scattare, di avere ben in chiaro in mente quello che si vuole comunicare. Poi scattare. Sai che non sono per niente un nostalgico dell'analogico, questo perché il digitale ha permesso di amplificare a dismisura il potenziale comunicativo ed artistico della fotografia, e non parlo solo della post produzione, che c'è sempre stata. Ma parlo di poter scattare e condividere immediatamente la fotografia. A livello fotogiornalistico è stata la più grande rivoluzione dopo l'invenzione della fotografia stessa.

Hai una tua fotografia preferita o un tuo lavoro preferito?
Non ho una classifica di fotografie o lavori, mi viene difficile rispondere a questa domanda. E' come se chiedessi ad una madre chi è il figlio preferito! Tutti i miei lavori sono costati tempo, fatica, sudore e pazienza. Non faccio preferenze! 

Consiglio per chi si approccia per la prima volta alla fotografia?
Uno solo: macchina fotografica sempre con se!

Ultima domanda. daresti un consiglio pratico a chi si vuole cimentare nella realizzazione di un reportage?
Preparazione prima di scattare, avere le idee chiare in testa su cosa raccontare e su come farlo. Poi, durante la fase di scatto, fare moltissime fotografie di dettagli, di particolari. Per me sono l'anima del reportage stesso. Mi pento sempre di averne scattate troppo poche! Nella fase dell'editing servono sempre tantissimo. 

Grazie Marco per il tempo e la pazienza!
Grazie a te, Sofia e in bocca al lupo!

mercoledì 18 febbraio 2015

Ultimissime...


Quest'ultimo periodo è stato molto impegnativo, sto, infatti, terminando una prima parte di scatti per il reportage che ho seguito nell'ultimo anno e mezzo e nel contempo sto effettuando la fase dell'editing, anche per capire in che direzione sto andando. E' un lavoro per me molto importante e quindi voglio dedicarci tutto il tempo necessario, Il reportage verrà presentato a breve, spero prima dell'estate, con una mostra, quindi... stay tuned! ;)

martedì 3 febbraio 2015

Rescued Film Project

Rescued Film Project è un progetto fotografico molto interessante e articolato. Il suo scopo è creare un archivio fotografico on line dove raccogliere immagini analogiche riprese fra il 1930 e la fine del Ventesimo secolo. Levi Bettweiser, fotografo e collezionista di pellicole storiche, responsabile e fondatore del Rescued Film Project e gli ideatori del progetto acquistano a scatola chiusa rullini esposti ma mai sviluppati, provenienti da tutto il mondo e vengono sviluppati seguendo procedure e chimici adatti alle singole  emulsioni 
Le immagini raccolte narrano momenti quotidiani, non sono fotografie artistiche o professionali, ma hanno un valore immenso perché riportate alla luce e condivise con il monto intero.