domenica 31 agosto 2014

#nessunotocchidonciotti

Nelle ultime ore si parla delle minacce di Riina contro Don Luigi Ciotti.
Da molti anni lo seguo come fotografo, voglio stargli vicino anche in questo momento.



venerdì 15 agosto 2014

La Vara di Messina

Seguo la Vara di Messina da molto tempo e finalmente mi sono deciso di mettere mano ai vari servizi fatti e di strutturare un lavoro. 
La Vara di Messina è un grande carro votivo dedicato alla Madonna Assunta e che viene portato in processione il 15 agosto di ogni anno.
Il termine "vara" è la traslitterazione di "bara", che sta ad indicare la bara dove giaceva il corpo della Dormitio Virginis (la Madonna Dormiente). La Vara è alta circa 20 metri e pesa sulle 10 tonnellate, viene portata in processione da centinaia di fedeli tramite delle lunghe corde (gomene) che servono a farla trainare. Dette gomene lungue poco più di cento metri sono tirate all'inizio da due gruppi di persone, rigorosamente di due rioni messinesi (Giostra e Muricello), che fanno capo ai rispettivi capi corda; fino a qualche anno fa indossavano delle magliette di diverso colore (Blu e Marrone) ma adesso sono semplicemente di colore blu in onore della Madonna. Fino al primo decennio del dopoguerra gli angioletti della vara erano impersonati dai bambini (spesso orfani degli istituti messinesi) mentre la Madonna in cima alla Vara era una ragazza scelta per sorteggio. A seguito dei numerosi incidenti che alcune volte finivano in autentiche disgrazie (con la morte di qualche partecipante al carro votivo) si è provveduto a diminuire l'altezza della Vara e sostituire i personaggi con figure di cartapesta. Tra i momenti più seguiti e suggestivi è la cosiddetta "girata" cioè quando la Vara si immette dalla Via Garibaldi in via I settembre per giungere in Piazza Duomo, e a seconda della riuscita della manovra si traggono aupici per tutto l'anno a seguire. Oltre la partenza, per quanto possa essere entusiasmante, non riesce a trasmettere tutte le sensazione dell'entrata della Vara in Piazza Duomo dove è attesa da migliaia di messinesi.

Inventore della Vara pare sia stato tale Radese, questa, fu poi ingrandita dal genero Matteo Giovannello Cortese e successivamente migliorata da tale Mastro Jacobo. Pare che sino al 1720 la processione si svolgesse il giorno 14 agosto e non il 15. La data fu spostata per evitare di interrompere il digiuno che precedeva la celebrazione. La bambina che impersonava la Madonna era scelta, tra tante concorrenti, dal Senato. Era dotata di ricco corredo ed offerte in denaro. Aveva pure la prerogativa di chiedere la grazia per un condannato a morte, circostanza che più volte si verificò. Anticamente la bambina prescelta non doveva superare i sette anni d'età. Abbiamo notizia di due crolli di parti della Vara: il 14 agosto del 1681 si spezzò l'asse di ferro, facendo crollare tutta la parte apicale, dal mondo in sù. I sei personaggi precipitati sulla folla rimasero miracolosamente illesi, come pure gli astanti. Nel 1738 si ruppe il ferro che sosteneva il sole raggiato che precipitò con i quattro bambini che raffiguravano altrettanti angeli, anche allora nessun danno alle persone. Qualche anno addietro, una donna che si trovava al centro delle corde, cadendo in prossimità del ceppo che scorreva veloce, fu inghiottita tra le due pesantissime slitte, ma rimase indenne. Nel corso dei secoli il percorso della Vara variò: in origine partiva da Piazza di Santa Maria la Porta (Largo Seguenza ), seguiva l'attuale Corso Cavour e girava per Via dei Librai per giungere in Piazza Duomo. Successivamente, allargata Via Ferdinanda, (oggi Garibaldi), si preferì farla partire da Piazza Ottagona (oggi Juvara) e seguire grossomodo il tracciato di Via Garibaldi. Infine, per maggior comodo, la si fece partire da Piazza Real Basso e seguire la Via Marina, ove era possibile maggior concorso di popolo. Dal 1926, con la festa della rinascita., si consolida il percorso attuale, spostando la partenza più a nord, a Piazza Castronovo. Nel 1902 si svolse il corteo in costume, con i Cavalieri della Stella ed il Senato sulla splendida carrozza. Esiste un prezioso modellino del 1756 alto 42 cm, datato e firmato 1756 "Paulo Cara fecit", di proprietà del'ingegnere Antonino Quartarone. 


Scheda Vara:
Altezza m. 13,50
Angeli circa 70 in cartapesta e vetroresina
Piattaforma circolare dentata m 4 
Bambini seduti sulla piattaforma 14
Apostoli attorno alla Bara 12
Colore delle nuvole: bianco e argento
Colore della Luna: oro con raggi d'argento
Colore del sole: argento con raggi d'oro
Attorno al sole e alla luna: sei angeli per parte, con festoni, in piedi e con ghirlande sul capo.
A metà Cinquecento la Vara era più bassa e si muoveva su ruote, trainata da Turchi e dai "bastasi" del porto.





















giovedì 7 agosto 2014

Question time #3 - la spinosa questione della post produzione nel reportage

Questa domanda mi è arrivata direttamente qualche giorno fa da un allievo durante un coach sulla fotografia di reportage. In parole povere mi chiedeva se la fotografia odierna non fosse troppo schiava di Photoshop e della post produzione in generale. Visto che è una domanda che mi viene fatta spesso e in molte occasioni, ho deciso di parlarne anche qua.
La mia risposta è semplice. La post produzione è sempre esistita, fin da quando è nata la fotografia. Non voglio tediarvi in un excursus storico sulle manipolazioni fotografiche del secolo scorso, ma per farvi capire quanto venissero post prodotte ne passato le fotografie analogiche faccio vedere sempre questo esempio:


Si tratta di un provino di stampa di Richard Avedon con annotate le sue istruzioni allo stampatore per "ritoccare" la sua immagine, per avere in stampa la fotografia che aveva in mente. Come ben vedete la post produzione è sempre esistita. C'è un'unica differenza: in passato erano pochissime persone in grado di effettuare certi tipi di elaborazione, oggi con la rivoluzione digitale queste capacità sono alla portata di tutti. E, secondo me, è un bene enorme.

Ma andiamo oltre. Quanta post produzione è "ammessa" nel reportage. La questione è delicata e non semplice. Personalmente seguo la corrente secondo cui in reportage la post produzione non deve modificare la visione del reale. Se c'è un palo nell'inquadratura deve rimanerci, punto e basta. Molto spesso reporter e post produttori sono andati oltre questo principio, con risultati nefasti. 
Permettetemi una breve carrellata, perché con alcuni esempi è più semplice.

Perché questa fotografia di Stepan Rudik è stata squalificata dal Word Press Photo?


Semplicemente perché è stato effettuato un crop eccessivo che snatura lo scatto originale e c'è stato eliminato un elemento di disturbo. Ecco la fotografia originaria:


Altro giro, altro regalo!
Qua andiamo sul grottesco, lo ammetto, ma questo giochetto è costato il posto di lavoro del fotoreporter Adnan Hajj che per rendere più drammatica un'immagine dei bombardamenti israeliani su Beirut ha clonato in modo molto maldestro un po' di fumo!


Ultimo case history, secondo me molto interessante: non un ritocco estremo, ma semplice postproduzione cromatica e di contrasto.


L'immagine è la stessa. quella di sinistra naturale, senza nessun intervento, mentre in quella di destra è stato aumentato il contrasto e scurita la pelle, per rendere più cupo e "criminale" il viso del soggetto. Quindi la redazione ha preso una posizione ben precisa e lasciando da parte l'imparzialità.

lunedì 4 agosto 2014

Behind the photo #16 - Eugenio Scalfari

Erano anni che volevo ritrarre Eugenio Scalfari, ma per un motivo o per l'altro non ci sono riuscito. Qualche mese fa ho colto l'occasione...
Tra le varie foto fatte durante lo shooting ho scelto questa, un po' rubata, spontanea, che a mio avviso riflette molto l'animo del soggetto...