giovedì 4 giugno 2015

Tra mare e cielo - Vita quotidiana di un'antica comunità claustrale

"Tra mare e cielo - Vita quotidiana di un'antica comunità claustrale" è l'ultimo mio reportage. 
Raccontare la vita quotidiana di un monastero di clausura non è stato semplice, come si può immaginare, ma la mia fortuna è stata quella di aver trovato delle persone che hanno compreso il mio desiderio di narrare la loro vita non con spirito voyeristico, ma con un occhio intento a creare memoria del loro impegno e della loro dedizione religiosa.
E' stata un'esperienza molto intensa, mistica, ma anche delicata da realizzare. Ho, logicamente, avuto moltissimi paletti da rispettare, ma sono certo che il risultato sia molto interessante, non solo a livello fotografico, ma anche come documento.
L'editing non è sicuramente terminato, in quanto vorrei ancora seguire i soggetti per qualche tempo (almeno finché mi sopporteranno!),
Ringrazio suor Paola, suor Rosaria, suor Eugenia, suor Maria Cristina e soprattutto suor Chiara Libera, che è stata la mia "guida" all'interno del monastero, per avermi dato questa bellissima possibilità.


















































Un po' di storia...
L’origine della comunità claustrale di Santa Chiara di Porto Maurizio si perde nella notte del tempo e nell’aura della leggenda.
Si racconta che nel 1365 una signora portorina, Catetta, si sarebbe ritirata con alcune amiche in una sua casa nel rione Rocche lungo le mura trecentesche, in cima alla scarpata a picco sul mare, perché convinta che il marito Cattino fosse perito in un naufragio durante un avventuroso pellegrinaggio in Oriente. Quando questi, dopo alcuni anni, sarebbe tornato, avrebbe accettato con rassegnazione gli avvenimenti e si sarebbe ritirato a vita eremitica in un anfratto della val Prino.
Il caseggiato fu ingrandito ripetutamente man mano che aumentavano le presenze: l’aspetto irregolare del convento è dovuto appunto agli inglobamenti di edifici limitrofi avvenuti tra il XV e il XVIII secolo.
Nel 1595 anche gli oratori delle casacce di Santa Caterina “degli uomini” e della Vergine Annunziata, confluite nell’Unione dei Disciplinanti del Porto Maorizio sotto gli auspici di san Pietro Apostolo, essendo molto vicini tra di loro, e praticamente confinanti con il monastero delle Clarisse, furono ceduti alle monache.
Nel 1530 fu costruita la chiesa; nel 1668 fu introdotta la clausura; nel 1713 fu aggiunto il loggiato, che è appoggiato sulle antiche mura del ‘300, e ingloba un torrione circolare; intorno al 1720 fu aggiunto il leggero campaniletto triangolare della chiesa.
Da sette secoli la vita delle Clarisse si svolge tra mare e cielo in questo austero e imponente monastero, fisicamente isolate dalla città, ma in piena e completa partecipazione a tutti gli avvenimenti del mondo. 

Le loro giornate sono lunghissime, iniziano prima dell’alba con le ore di meditazione, le funzioni religiose, e sono ritmate da momenti di preghiera e da innumerevoli attività.
Si intrattengono con i bimbi che si preparano a ricevere la Prima Comunione, cuciono i sai che indosseranno il gran giorno; seguono l’evoluzione degli adolescenti; partecipano alle problematiche dei giovani, per i quali organizzano incontri e conferenze. 
Preparano le ostie per tutte le chiese cittadine, confezionano torte, biscotti, marmellate.