Ho sempre amato le fotografie di Reza, fotografo iraniano dotato di una sensibilità unica. Quando ho visto in libreria questo suo libro dal titolo: "Il mestiere del fotografo" (edito da Contrasto) non ho resistito e l'ho acquistato subito, senza neanche pensarci.
E' il classico libro che non può mancare nella libreria di un fotografo amante del reportage, un piccolo gioiello da leggere e rileggere, per scoprire quello che c'è dietro al mestiere più bello del mondo: quello del fotografo.
In questo libro, Reza ha scelto e commentato 150 tra le sue immagini più emblematiche per raccontare il suo mestiere, quello di fotografo e giornalista, fatto di una continua esplorazione visiva, di scelte tecniche e etiche, di esperienza e intuizione.
“Il mestiere del fotogiornalista permette spesso un rapporto ineffabile, intimo, puramente intuitivo, con gli eventi e i pericoli. Le situazioni straordinarie in cui si viene a trovare il testimone, acuiscono un sesto senso inconsapevole che gli permette di evitare il pericolo. Alcuni lo chiamano destino.”
La carriera di Reza, fotografo di origine iraniana, è caratterizzata da un costante impegno visivo, intellettuale e umano, per comprendere e interpretare la realtà. In oltre trent’anni di lavoro ha percorso il mondo per le grandi testate internazionali (National Geographic, Time Megazine, Stern e Paris Mach) e dal Bosforo alla Grande Muraglia cinese, dalla Camargue al Caucaso passando per gli USA, ha saputo catturare la luce, gli sguardi, la memoria dei luoghi conosciuti e dei popoli incontrati. Maestro delle ombre e dei colori, predilige le inquadrature sobrie ma dense di significato che possano testimoniare l’umanità, la sua fede e il suo coraggio.
Reza nato nell’Iran dello Scià, all’età di sedici anni, viene arrestato, per la prima volta, per aver pubblicato il giornale del suo liceo dal titolo Parvaz (Il Volo). Qualche tempo dopo, appena ventenne, per le sue immagini viene torturato dalla polizia segreta e imprigionato per altri tre anni. Tornato in libertà, riprende subito confidenza con la macchina fotografica e con i suoi studi di Architettura, ma dopo la rivoluzione islamica è costretto all’esilio per aver denunciato gli abusi compiuti dal regime. Collaboratore assiduo di National Geographic dal 1991, è anche il fondatore di Aina, un’associazione che intende favorire la formazione professionale dei media afgani nel campo dell’educazione, dell’informazione e della comunicazione. Reza oggi dedica il suo tempo al lavoro umanitario e al reportage fotografico.
“Il mestiere del fotogiornalista permette spesso un rapporto ineffabile, intimo, puramente intuitivo, con gli eventi e i pericoli. Le situazioni straordinarie in cui si viene a trovare il testimone, acuiscono un sesto senso inconsapevole che gli permette di evitare il pericolo. Alcuni lo chiamano destino.”
La carriera di Reza, fotografo di origine iraniana, è caratterizzata da un costante impegno visivo, intellettuale e umano, per comprendere e interpretare la realtà. In oltre trent’anni di lavoro ha percorso il mondo per le grandi testate internazionali (National Geographic, Time Megazine, Stern e Paris Mach) e dal Bosforo alla Grande Muraglia cinese, dalla Camargue al Caucaso passando per gli USA, ha saputo catturare la luce, gli sguardi, la memoria dei luoghi conosciuti e dei popoli incontrati. Maestro delle ombre e dei colori, predilige le inquadrature sobrie ma dense di significato che possano testimoniare l’umanità, la sua fede e il suo coraggio.
Reza nato nell’Iran dello Scià, all’età di sedici anni, viene arrestato, per la prima volta, per aver pubblicato il giornale del suo liceo dal titolo Parvaz (Il Volo). Qualche tempo dopo, appena ventenne, per le sue immagini viene torturato dalla polizia segreta e imprigionato per altri tre anni. Tornato in libertà, riprende subito confidenza con la macchina fotografica e con i suoi studi di Architettura, ma dopo la rivoluzione islamica è costretto all’esilio per aver denunciato gli abusi compiuti dal regime. Collaboratore assiduo di National Geographic dal 1991, è anche il fondatore di Aina, un’associazione che intende favorire la formazione professionale dei media afgani nel campo dell’educazione, dell’informazione e della comunicazione. Reza oggi dedica il suo tempo al lavoro umanitario e al reportage fotografico.