Ieri un mio allievo mi ha rivolto una domanda molto interessante: "Perché fotografi?"
Sembra un quesito banale, ma in realtà non è stato facilissimo rispondere, ma provo a farlo anche qui.
Sembra un quesito banale, ma in realtà non è stato facilissimo rispondere, ma provo a farlo anche qui.
Dietro alle mie fotografie, ai miei lavori c'è la voglia di raccontare delle storie, di dare voce a persone, a situazioni che difficilmente emergerebbero, infatti le realtà che vado a documentare sono spesso molto borderline: sono culture, modi di vivere non convenzionali, che non sono riconosciuti come "normali".
Il nocciolo della questione è sicuramente la curiosità che domina la mia vita fin da bambino. Sono sempre stato curiosissimo, ho sempre approfondito tutti gli argomenti che mi hanno colpito, sia a scuola, che nelle mie passioni che nella mia quotidianità. Essere cuirosi è fondamentale per il fotografo (Leonardo Da Vinci diceva a tal proposito che "La curiosità è madre della scienza"...), senza di essa non sarei spinto a ricercare situazioni, soggetti da riprendere.
La genesi di un mio lavoro è sempre la stessa: vengo a conoscenza di una situazione che mi colpiscono (da giornali, da blog, dalla televisione, insomma, ho le mie "fonti") e cerco di approfondire il più possibile, andando a documentarmi su testi, interviste, video o altri reportage fotografici sull'argomento.
Provo poi ad elaborare un progetto fotografico ben preciso e mi metto in contatto con i soggetti. Solo dopo aver condiviso con loro il mio pensiero, la mia idea di reportage passo alla documentazione fotografica vera e propria.
Come vedete la parte dedicata allo shooting è temporalmente molto ridotta rispetto alle fasi preparatorie, a volte dietro a poche giornate di scatto ci sono molti mesi di preparazione, di studio e di documentazione. Credo che arrivare pronti, preparati al servizio che devo effettuare sia fondamentale per la buona riuscita dello stesso.
Tengo un piccolo quadernetto (sono molto attaccato a carta e penna, sono un feticista della scrittura a mano) che mi porto sempre dietro dove mi appunto idee, frasi, progetti. Credo che sia la chiave del mio modo di lavorare: a volte mi faccio un appunto e poi resta lì dei mesi, degli anni fino a quando non scatta qualcosa in me che lo fa riemergere e mi metto in moto per la documentazione. Probabilemente se non l'avessi scritto, l'avrei dimenticato e non avrei realizzato quel determinato lavoro.
Il nocciolo della questione è sicuramente la curiosità che domina la mia vita fin da bambino. Sono sempre stato curiosissimo, ho sempre approfondito tutti gli argomenti che mi hanno colpito, sia a scuola, che nelle mie passioni che nella mia quotidianità. Essere cuirosi è fondamentale per il fotografo (Leonardo Da Vinci diceva a tal proposito che "La curiosità è madre della scienza"...), senza di essa non sarei spinto a ricercare situazioni, soggetti da riprendere.
La genesi di un mio lavoro è sempre la stessa: vengo a conoscenza di una situazione che mi colpiscono (da giornali, da blog, dalla televisione, insomma, ho le mie "fonti") e cerco di approfondire il più possibile, andando a documentarmi su testi, interviste, video o altri reportage fotografici sull'argomento.
Provo poi ad elaborare un progetto fotografico ben preciso e mi metto in contatto con i soggetti. Solo dopo aver condiviso con loro il mio pensiero, la mia idea di reportage passo alla documentazione fotografica vera e propria.
Come vedete la parte dedicata allo shooting è temporalmente molto ridotta rispetto alle fasi preparatorie, a volte dietro a poche giornate di scatto ci sono molti mesi di preparazione, di studio e di documentazione. Credo che arrivare pronti, preparati al servizio che devo effettuare sia fondamentale per la buona riuscita dello stesso.
Tengo un piccolo quadernetto (sono molto attaccato a carta e penna, sono un feticista della scrittura a mano) che mi porto sempre dietro dove mi appunto idee, frasi, progetti. Credo che sia la chiave del mio modo di lavorare: a volte mi faccio un appunto e poi resta lì dei mesi, degli anni fino a quando non scatta qualcosa in me che lo fa riemergere e mi metto in moto per la documentazione. Probabilemente se non l'avessi scritto, l'avrei dimenticato e non avrei realizzato quel determinato lavoro.